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Un Oscuro Scrutare

Scritto il 05 May 2012 alle 23:45

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"Un Oscuro Scrutare", di Philip K. Dick.

In quarta di copertina:

Los Angeles, 1994: una droga misteriosa, la sostanza M, invade il mercato seminando follia e morte. La sua origine è ignota come la sua composizione e l'organizzazione che la diffonde. Bob Arctor, agente della sezione narcotici, si infiltra tra i tossici che ne fanno uso per scoprire chi dirige le fila del traffico illegale: un abito speciale nasconde ai colleghi la sua identità e una sofisticata apparecchiatura elettronica gli consente addirittura di spiare sé stesso nella sua nuova condizione di drogato. Bob giungerà alla verità solo dopo essere sprofondato nel buio e nella disperazione della dipendenza. Canto del cigno di una generazione, Un oscuro scrutare è una vetta amara e lirica dell’opera di Philip K. Dick, e allo stesso tempo un romanzo sospeso tra giallo e fantascienza ambientato in un futuro dominato dalla tecnologia e dalla manipolazione sociale. Un romanzo di straordinaria potenza emotiva, dedicato idealmente a quella generazione che dopo aver sognato un mondo diverso ha scoperto il baratro delle droghe, della dipendenza, dell’annullamento di sé.

C'è subito da dire che di fantascientifico c'è davvero poco, quindi non aspettatevi nulla alla Blade Runner o alla Minority Report. Si tratta piuttosto di un romanzo psicologico sulla tossicodipendenza scritto da un punto di vista "privilegiato", considerando la vita di Dick stesso, noto consumatore di sostanze stupefacenti.

Il protagonista del racconto è Bob Arctor, un consumatore di droga che vive una vita parallela da agente sotto copertura delle forze dell'ordine. Col nome di Fred, riferisce ai propri superiori, celato dalla cosiddetta tuta disindividuante (in inglese rende meglio: scramble suit). La misura adottata, efficace espediente letterario, serve ad evitare che gli agenti possano perdere la copertura nel caso di infiltrazioni malavitose tra i propri colleghi o possano essere corrotti.

Nello svolgere il proprio lavoro, diventa dipendente dalla cosiddetta "Sostanza M", una droga psicotropa che induce nel cervello di chi l'assume la separazione funzionale tra i due emisferi. Nell'intento di individuare i vertici dell'organizzazione che diffonde tale sostanza, entra sempre più a contatto col mondo che dovrebbe contrastare e ne viene sopraffatto.

Il finale è amaro e straziante, ed il briciolo di speranza che traspare sembra non poter comunque essere risolutivo per la vicenda. Il tutto è ancora più toccante se si tiene in considerazione che, tolta la parte romanzata, di autobiografico nel libro c'è molto della vicenda personale dell'autore. Egli stesso, in un passaggio, fa sì che un personaggio esponga in modo estremamente crudo e lucido quella che immagino sia stata la sua posizione in merito  all'assunzione di droghe:

L’abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio.

In conclusione, si tratta sicuramente di un romanzo che fa riflettere sulle debolezze insite nella natura umana, ma che ha ben poco a che vedere con la fantascienza, mentre è da ammirare sotto l'aspetto psicologico.


Prossima lettura: "Cristalli Sognanti", Theodore Sturgeon.



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Informazioni sul libro:

Titolo originale A Scanner Darkly
Editore Fanucci
Anno di prima pubblicazione 1977
Pagine 303
Legatura cartonato
Prezzo € 12,90
ISBN 978-88-347-1606-9


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