Questa volta tocca a "L'Amuleto di Samarcanda", di Jonathan Stroud.
Si tratta del primo libro della cosiddetta "Trilogia di Bartimeus" che comprende:
- L'Amuleto di Samarcanda (2003)
- L'Occhio del Golem (2004)
- La Porta di Tolomeo (2005)
Naturalmente ora vi dovete sorbire la quarta di copertina, come da tradizione 🙂 :
"Il millenario jinn Bartimeus, il demone che costruì le mura di Uruk, Karnak e Praga, che parlò con re Salomone, che cavalcò per le praterie con i padri dei bisonti, che sorvegliò l'Antico Zimbabwe fino a quando le pietre caddero e gli sciacalli banchettarono con le sue genti, viene improvvisamente richiamato dal mondo degli spiriti ed evocato a Londra. La sua missione è tra le più difficili e pericolose: rubare il prezioso amuleto di Samarcanda a Simon Lovelace, mago senza scrupoli e membro del Parlamento. Ma il vero problema è che a chiamarlo è stato un ragazzetto di dodici anni, che non sembra affatto in grado di governarlo... Jonathan Stroud crea una Londra alternativa, una Londra tetra e cupa, in cui si mescolano atmosfere dickensiane e personaggi da mille e una notte. Un mondo apparentemente molto diverso dal nostro, ma agitato dagli stessi intrighi e dalle stesse brame, prima tra tutte quella per il potere. Un potere solo apparente, poiché ottenuto grazie a forze che non vedono l'ora di ribellarsi a chi le ha assoggettate, geniale metafora delle umane ambizioni. Ricercato, ricco di suspense, sapientemente costruito e divertentissimo, "L'amuleto di Samarcanda" è un capolavoro della fantasy: sovverte brillantemente le regole, presentandoci un mondo magico 'al negativo', dove gli umani - generalmente meschini, invidiosi e senza scrupoli - sono contrapposti agli spiriti ben più potenti, ingegnosi e astuti di loro. E ci presenta un protagonista indimenticabile: l'arguto, saccente, irascibile Bartimeus, che con la sua prosa spumeggiante cattura l'attenzione e la trascina inesorabilmente fino all'ultima pagina."
È la prima volta che mi imbatto in un fantasy comico e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Scordatevi Tolkien, scordatevi Earthsea, scordatevi Harry Potter: è decisamente differente.
I maghi che popolano questo mondo, ricondotto ad una Londra non facilmente inquadrabile in un'epoca storica precisa, sono presentati in maniera dissacrante: i maghi vengono cresciuti fin dalla più tenera età da maestri per lo più crudeli; la gente comune è assoggettata alla casta dei maghi, i cui componenti non presentano alcuna caratteristica riconducibile alla nobiltà d'animo e saggezza degli stereotipi tradizionali.
Il loro potere deriva solamente dalle capacità di evocare demoni, di diversa entità e potere, o, più semplicemente dal possedere talismani o amuleti che possono conferire capacità incredibili. I demoni vengono trattati come schiavi e congedati una volta completato il loro compito; naturalmente sono pericolosi e l'evocatore deve avere la forza di controllarli, poiché non aspettano altro che un passo falso o un ordine impartito scorrettamente per poter travisare le parole ed uccidere chi li ha chiamati.
Il demone in questione, Bartimeus, è un jinn di antica esperienza, estremamente intelligente, acuto e sarcastico (come avrete evinto dalla quarta di copertina, se non l'avete saltata 😉 ).
L'evocatore è un ragazzo di appena 12 anni, il cui vero nome è Nathaniel, "adottato" da un maestro assolutamente incompetente nell'arte della magia che non ne riconosce le capacità e lo tratta con disprezzo. Sotto la sua "guida" Nathaniel apprende, leggendo di nascosto i suoi libri, ben di più di quanto ad un ragazzo della sua età sia concesso.
Il rapporto tra tra Bartimeus e Nathaniel è davvero comico: Bartimeus cerca in continuazione di fregarlo e, di contro, Nathaniel usa la sua astuzia e la sua inventiva per tenerlo a bada ed obbligarlo a portare a termine i compiti assegnatigli.
L'io narrante è, soprendetemente, Bartimeus, che commenta gli eventi ed i comportamenti dei vari personaggi in modo da demolirli in continuazione, senza alcuna pietà per nessuno. Inoltre, si riferisce ancora più direttamente al lettore tramite delle note a piè di pagina, un espediente efficace e divertente per creare quel distacco dalla storia necessario per apprezzarne ancora maggiormente l'ironia.
Una nota fra tutte:
"[...] La stragrande maggioranza degli umani riesce a operare su un solo livello conscio, oltre che su un paio di livelli più o meno inconsci che agiscono magmaticamente nel profondo. Mettiamola così: io potrei leggere un libro con quattro storie differenti stampate l'una sull'altra, e registrarle tutte con un solo passaggio degli occhi. Per voi invece sono costretto a ricorrere alle note a piè di pagina."
Sicuramente leggerò gli altri due libri della serie, però probabilmente con un'interruzione d'obbligo dovuta a "Mondo Senza Fine" :).
Una curiosità: avete notato una non minima somiglianza tra il nome dell'autore del libro e il vero nome del ragazzo? Per intenderci, jonathaniel. Per non parlare del nome di uso comune che verrà affibbiato a Nathaniel, che non vi svelo :).
---
Informazioni sul libro:
Titolo Originale | The Amulet of Samarkand |
Editore | Salani |
Anno di prima pubblicazione | 2003 |
Pagine | 449 |
Legatura | cartonato |
Prezzo | €16,50 |
ISBN | 88-8451-301-4 |
Post attinenti:
Un misero commento ↓
1 Ninive Shyal ~ 23/09/2007 @ 17:42:07
Già avevo una mezza idea di leggerlo, ora mi hai proprio fatto venir voglia di comprarlo!!!
Commentami!