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Cronache Marziane

Scritto il 20 March 2008 alle 02:58

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"Cronache Marziane", di Ray Bradbury.

In quarta di copertina:

«Scritto tra il 1946 e il 1950, Cronache marziane è il resoconto della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri: un racconto ricco di inventiva e di situazioni capaci di scolpirsi nell'immaginazione di generazioni di scrittori e di lettori. Ma è soprattutto il romanzo che segnò una svolta nella letteratura americana di fantascienza. Per la prima volta in queste pagine, infatti, Bradbury riesce genialmente a superare i limiti della narrativa di genere, ritrovando l'universalità simbolica della fiaba. Opera originalissima di uno degli scrittori più innovativi del Novecento, capolavoro della fantascienza "classica", Cronache marziane conserva ancora oggi una profondità, un equilibrio e una vitalità straordinarie, che ne fanno uno dei libri più amati della letteratura contemporanea.»

"Cronache marziane" è l'unione di 28 racconti più o meno brevi (anche meno di mezza pagina) che descrivono i processi di terraforming e di colonizzazione attuati sul pianeta Marte ad opera dei terrestri. Non vi sono protagonisti assoluti, né personaggi che compaiano in tutti i racconti, se non, al limite, i marziani che, tuttavia, non vengono mai identificati precisamente.

Nel racconto "Le Sfere di Fuoco", si scopre che tali esseri, apparentemente più antichi dei terrestri, sono ormai assurti ad un livello di esistenza differente; difficile poter affermare se sia superiore od inferiore al nostro: "Ci fu un tempo in cui eravamo uomini, con corpi e membra come le vostre. [...] Abbiamo vissuto appartati dagli altri che abbandonammo, gli altri uomini di questo pianeta, e quello che siamo divenuti è stato dimenticato, il processo di questa trasformazione si è perduto; ma noi né morremmo mai, né faremo del male. Abbiamo messo da parte i peccati del corpo e viviamo nella grazia di Dio. Non desideriamo ciò che è altrui, perché non possediamo nulla. Non rubiamo, non uccidiamo, non conosciamo lussuria, non odiamo. Viviamo nella beatitudine."

Ciò che accomuna i colonizzatori è il fatto di essere americani e questo induce un inevitabile parallelismo tra la conquista di Marte e la colonizzazione del continente americano da parte dei popoli europei: episodi che vedono lo scontro tra culture enormemente differenti, a scapito delle razze indigene.

Il tono dei racconti è variabile: si va da un racconto alquanto macabro e surreale, quale "Usher II", che tratta anche tematiche ampiamente esplorate nel successivo capolavoro "Fahrenheit 451", ad uno tragicomico come "Le Città Silenti".

L'atmosfera generale del romanzo è malinconica e nostalgica riguardo al rapporto tra l'uomo e la natura: la descrizione delle scoperte tecnologiche è lasciata pressoché completamente all'immaginazione del lettore, a vantaggio dell'aspetto psicologico dei personaggi e delle vicende.

Il finale, che non voglio svelarvi, è preciso, ma volutamente ambiguo, potendo essere letto in due modi completamente differenti, anche se lo ritengo probabilmente ottimistico.

Insomma, questa raccolta di racconti mi è proprio piaciuta sia per i temi trattati, sia per il ritmo con cui si lasciano leggere i racconti stessi. Credo proprio che a breve andrò alla ricerca di altri libri di Bradbury.
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Prossima lettura: "Fondazione e Terra", Isaac Asimov.

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Errori:

  • pag. 94, -1: "mia" -> "miei";
  • pag. 105, -5: "via d'usata" -> "via d'uscita";
  • pag. 125, -5: non sono chiuse le virgolette (o non sono state stampate...);
  • pag. 135, 13: uno spazio di troppo tra le due parole "Le stelle";
  • pag. 166, -3: virgolette chiuse e mai aperte;
  • pag. 195, 1: "da'" -> "dà";
  • pag. 222, 4: " Perché" -> "Perché";
  • pag. 232, 11: " Non" -> "Non";
  • pag. 289, 15: manca il punto alla fine della frase (o non è stato stampato...).

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Citazioni:

  • pag. 94: "[...] ho visto che quanto questi marziani avevano era migliore di qualunque cosa noi riusciremo mai ad avere. Si sono fermati dove avremmo dovuto fermarci noi cento anni fa. Ho percorso le loro città e conosco questo popolo e sarei felice di poterli considerare i miei antenati";
  • pagg. 98,99: "L'uomo, anche su Marte, era divenuto troppo uomo e non abbastanza animale. E gli uomini di Marte si accorsero che per sopravvivere avrebbero dovuto dimenticare la solita domanda: Perché vivere? La vita era risposta a se stesa. La vita era propagazione di maggiore vita e di un vivere la miglior vita possibile. I marziani si accorsero che solevano chiedersi «Perché vivere?» al culmine di qualche periodo di guerra e di disperazione, quando non c'era risposta. Ma quando poi la civiltà si placò, e le guerre cessarono, la domanda divenne priva di senso in un altro modo. La vita era belle ora e non abbisognava di discussioni e di analisi";
  • pag. 99: "Un uomo della Terra si dice: «In quel quadro il colore non esiste realmente. Uno scienziato può dimostrare che il colore è soltanto il modo onde le cellule sono disposte in una data sostanza per riflettere la luce. Pertanto, il colore è in realtà una parte vera delle cose che mi accade di vedere». Il marziano, infinitamente più acuto, dirà: «Magnifico quadro. Lo dobbiamo alla mano e alla mente di un uomo ispirato. La sua idea, il suo coloroe vengono dalla vita. È dunque una cosa buona».";
  • pag. 132: "[...] che aspetto aveva il Tempo? Il Tempo era come neve che cade senza rumore in una camera buia, o come un film muto in un'antica sala per spettacoli, cento miliardi di facce cadenti come quei palloncini di capodanno, giù, sempre più giù, nel nulla. Così il Tempo odorava, questo era il rumore che faceva, era così che appariva. E quella notte -Tomàs immerse una mano nel vento fuori della vettura- quella notte tu quasi lo potevi toccare, il Tempo.";
  • pag. 145: "Adamo da solo non peccò. Ma aggiungi Eva e aggiungerai la tentazione. Aggiungi un secondo uomo e renderai possibile l'adulterio. [...] L'ameba non può peccare perché si riproduce per scissione. Le amebe non desiderano le donne d'altri e non si uccidono tra di loro. Ma dà il sesso alle amebe, dà loro braccia e gambe, e avrai adulterio e assassinio. Aggiungi un braccio o una gamba a un essere umano, o portagliene via, e accrescerai o diminuirai la possibilità del male. Su Marte, se ci fossero, per esempio, altri cinque sensi, altri organi, membra invisibili di cui non possiamo nemmeno immaginare l'eguale...perché non dovrebbero esserci cinque nuovi generi di peccati?";
  • pag. 302: "La vita sulla Terra non s'è mai composta in qualcosa di veramente onesto e nobile. La scienza è corsa troppo innanzi agli uomini, e troppo presto, e gli uomini si sono smarriti in un deserto meccanizzato, come bambini che si passino di mano in mano congegni preziosi, che si balocchino con elicotteri e astronavi a razzo; dando rilievo agli aspetti meno degni, dando valore alle macchine anzi che al modo di servirsi delle macchine.".

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New Wor(l)ds:

  • intercolumnio (o intercolunnio): spazio compreso tra due colonne;
  • pàmpino: foglia o germoglio di vite;
  • studiarsi: cercare, ingegnarsi, sforzarsi di fare qualcosa;
  • chiotto chiotto: quieto e silenzioso;
  • crocchio: gruppo di persone che parlano tra loro, spec. per strada;
  • statolatria: polit., concezione che riconosce allo Stato autorità assoluta e illimitata; culto dello stato;
  • corrusco: scintillante, rilucente;
  • bere a garganella: b. senza toccare con le labbra il recipiente da cui si beve o bere smodatamente;
  • giroplano: elicottero;
  • lustrale: relig., relativo ai riti purificatori e alle cerimonie di lustrazione;
  • iemale: invernale;
  • aliare: battere lievemente le ali in volo; volare;
  • mùrmure: mormorio;
  • sentina: ricettacolo di brutture e corruzione;
  • almanaccare: pensare intensamente per escogitare o indovinare qualcosa;
  • sèrqua/sérqua: dozzina, spec. di prodotti il cui prezzo si calcola a dodici per volta; estens., grande quantità;
  • tinnire: tintinnare, squillare con suoni brevi e argentini;
  • infingimento: inganno, finzione;
  • fantàsima: tosc., spettro, fantasma | immagine illusoria;
  • vecchiezza: condizione di ciò che è vecchio: la v. di un mobile; vecchiaia;
  • bandone: saracinesca di lamiera ondulata;
  • lene: delicato, lieve, soave;
  • iugulatorio: soffocante, che tende a strozzare, a strangolare | spec. fig., vessatorio, oppressivo;
  • polire: levigare, rendere liscio;
  • gugliata: pezzo di filo che si infila nella cruna dell’ago per cucire;
  • gabbano: sorta di lungo e largo cappotto, spesso foderato di pelliccia e talora con cappuccio, usato spec. nel Medioevo per ripararsi da freddo e pioggia o per cavalcare; casacca da lavoro, usata spec. da contadini e operai;
  • sarchiare: muovere, rompere il terreno in superficie, sminuzzandone le zolle con il sarchio o altro strumento adatto, per ripulirlo dalle erbacce, attivare la respirazione delle radici e rincalzare il terreno al piede delle piante;
  • accosciarsi: chinarsi sedendosi sui calcagni;
  • Baal: divinità della mitologia fenicia;
  • fùmido: fumoso, fumante.

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Informazioni sul libro:

Titolo originale The Martian Chronicles
Editore Mondadori
Anno di prima pubblicazione 1950
Pagine 304
Legatura brossura
Prezzo € 8,40
ISBN 978-88-04-49382-2

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Un misero commento ↓

  • 1 hiLLeL81No Gravatar ~ 20/03/2008 @ 19:09:10

    E' uno dei libri che ho letto parecchio tempo fa velocemente e superficialmente, infatti non mi ricordo nulla. Penso proprio che, dopo Mondo Nuovo, me lo rileggerò in maniera un po' più approfondita e poi passerò a Fahrenheit 451 che, non so per quale motivo, è da un anno sulla mia mensola in attesa di essere letto.

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